Descrizione
Come di consueto, anche quest’anno è giunto il periodo Natale e di nuovo si ripropone il piacere di condividere alcune riflessioni sulle pagine di “Natale nelle Pievi”, l’opera portata avanti dal Direttore Artistico Pietro Arrigoni e che vede in questa la sua sesta edizione.
Ferma restando la bellissima opportunità di potersi rivedere e trascorrere del tempo con persone vicine e lontane, il Natale rischia di non essere più quella straordinaria occasione di riflessione profonda e sincera, di cui l’uomo ha bisogno per non perdersi definitivamente nei “non-luoghi” della “non-vita” contemporanea, divorata dal consumismo che cerca di imporre l’errata convinzione secondo la quale un dono materiale riveste più importanza di un sorriso, una carezza, un abbraccio in una notte fredda, e per ritrovare nel prossimo un’utile occasione per ritrovare sé stessi.
Perché, non bisogna dimenticarlo, il consumismo “consuma” la festa, la anticipa e in un modo del tutto particolare la esaurisce; quando questa arriva è come se sia stata già vissuta: non c’è più desiderio, né attesa, né speranza. E tanto meno gioia.
Vetrine piene e spettacoli, luci a disegnare cristalli di neve e stelle filanti, pacchi e pacchetti, regali d’oro sotto un albero ricco di addobbi lucenti e tavole imbandite con rosse tovaglie: la santa ricorrenza del Natale viene festeggiata al massimo, ma così al massimo che, presi dalla frenesia della festa, ci dimentichiamo della sua consistenza.
Proprio perché la sacralità di questa festa possa essere liberata e non vada perduta, dobbiamo cercare di riavvicinarci ai temi più profondi che riguardano l’anima e l’essenza dell’uomo, cercando di farne rivivere dentro di noi il reale significato, significato di cui oggi c’è più che mai bisogno per non soffocare in quella che appare sempre più una religiosità natalizia fatta di preghiere, se non solo di gesti rituali.
I nostri nonni raccontano che, ai loro tempi, il Natale era la festa della famiglia e delle cose semplici ma importanti: stare insieme, avere più tempo per trovarsi, pregare insieme, raccontare e ricordare mille cose sorseggiando un bicchiere di vino caldo, ascoltando gli zampognari che suonavano la novena casa per casa.
Per riportarci indietro in quel tempo che ormai sembra irrimediabilmente perduto, ecco che intervengono gli autori presenti in “Natale nelle Pievi” che con l’utilizzo della lingua dialettale, la stessa nella quale i nostri padri si sono sentiti raccontare tante e tante storie, raccolti intorno ad un tavolo o ad un focolare, ci ricordano di non perdere di vista un tassello importante del prezioso passato che ha contribuito a scrivere il nostro presente e che va prima riscoperto, poi gelosamente custodito.