Descrizione
È sempre difficile per una nazione fare i conti con il proprio passato, quando si presenti scomodo o imbarazzante. La reazione più facile è di rimuoverlo o di cancellarlo, come prescrive la cancel culture che sta facendo scuola di questi tempi, soprattutto nei paesi anglosassoni. L’imperativo in quest’ultimo caso è la materiale distruzione di ogni sua traccia pubblica. Il risultato è che ci si libera del suo peso, non però della sua storia.
Il passato rispunta sempre, magari sotto forma di incubo. La vera alternativa è nell’assunzione di responsabilità, sottoponendo il passato incriminato a un rigoroso vaglio critico.
È quanto si propone la Mostra “I giovani sotto il fascismo. Il progetto educativo di un dittatore”. L’organico progetto totalitario, coltivato dal fascismo, venne portato a termine impugnano due armi: il potere repressivo e il potere ideologico, il secondo non meno aggressivo del primo. Creare un “ordine nuovo” comportava infatti creare un “nuovo italiano”. Chi meglio dei giovani si offriva al dittatore come docile creta con cui forgiare un futuro soldato, votato a donare ciecamente la propria vita alla causa di un nazionalismo guerrafondaio?
Sulla generazione dei nati nel Ventennio il regime riversò tutte le sue energie. Li immerse in un universo di simboli, riti, pratiche educative e ricreative che ne plagiarono e plasmarono la coscienza.
Il catalogo che accompagna la mostra, tenta di illustrare, con parole e con un ricco repertorio di immagini di straordinaria efficacia, un percorso inedito di questo progetto educativo. L’intento è di stimolare nel lettore una curiosità illuminata e una riflessione critica sull’argomento.