Descrizione
Don Piero appartiene a quella generazione di sacerdoti che hanno svolto la loro attività pastorale dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso fino alla fine del secondo decennio del presente. Sacerdoti che hanno vissuto cambiamenti epocali. Da papa Giovanni XXIII e il Concilio fino a papa Francesco. Vivere il sacerdozio è e sempre è stato difficile. Testimoniare con il buon esempio e la fedeltà alla vocazione fino alla morte, tutt’altro che facile.
Di don Piero si può dire che dal 1959, anno della sua ordinazione sacerdotale (ma anche durante il percorso in seminario), il buon esempio l’abbia sempre dato e che la testimonianza della fedeltà abbia caratterizzato la sua vita sacerdotale. Lo testimoniano a Cigole, Carcina, Irma, Pompiano, Quinzano… e non solo, lo sanno tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui. In primo luogo una fedeltà verso la Chiesa, perché è stato un uomo di chiesa, donandole i giorni e le energie della sua vita e dalla quale ha ricevuto la missione che lo ha costituito guida e maestro delle comunità nelle quali ha vissuto. Ma una fedeltà speciale è quella alla sua gente, alla gente delle sue campagne e delle sue valli di cui conosce le esigenze e le virtù, gli eroismi e le debolezze.
Ne è prova la sua azione pastorale, sempre attenta a tutto ciò che esprime il bisogno di Dio, ma anche a tutto ciò che riguarda la vita sociale e civile. Il posto di lavoro, la scuola, iniziative per i giovani lo ebbero promotore convinto di iniziative concrete. Egli sapeva bene quanto l’umanità degradi senza il lavoro e l’istruzione.
Ma vi è una fedeltà particolare nella dimensione di don Piero, quella del valore dell’amicizia. Con don Piero percepivi che nell’istante in cui scattava una sorta di fiducia reciproca, da quel momento sarebbe durata per sempre.