Descrizione
Nella ricca casistica italiana ed europea degli ingressi nella modernità quello di Brescia spicca per alcuni tratti di originalità.
Non avviene in maniera né repentina né altamente traumatica e nemmeno in forma drammaticamente contrastata.
Quando, nella seconda metà dell’Ottocento, giunge all’appuntamento con il mercato nazionale, la nostra provincia ha già alle spalle una lunga storia di iniziative, di innovazioni e di progressi sia in campo agricolo che manifatturiero che le hanno permesso di beneficiare pienamente del primo slancio espansivo dell’economia europea di fine Settecento.
La nota dominante del suo tessuto sociale e produttivo alla vigilia del grande salto è di essere diversificato e per certi versi integrato. Esso funge, per così dire, da stabilizzatore interno capace di attenuare le sollecitazioni forti della crescita e dello sviluppo.
Ne consegue in particolare che il rapporto tra città e campagna, tra agricoltura e manifattura, nonché tra capoluogo e provincia, pur conoscendo punte anche alte di tensione e di conflitti, sa mantenere nel tempo un sostanziale equilibrio.
Nel complesso la varietà della natura dei terreni, la molteplicità delle colture, la diversificazione degli avvicendamenti sono i tratti di fondo che concorrono a rendere la sua agricoltura relativamente ricca a paragone di altre plaghe sia italiane che europee.
Buone condizioni di partenza Brescia gode anche nelle attività di trasformazione. La disponibilità di fonti energetiche – come il legname e le cadute d’acqua – e di alcune materie prime – in primis quelle minerarie – le conferisce un indubbio vantaggio nei confronti di altre realtà provinciali.