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Marcello Riccioni

La fedeltà del Tradimento

Taci, ascolta e (g)odi. Un viaggio nell’arte alla scoperta del

12.00

Categoria:
Introduzione: Marcello Riccioni
Formato: 120x190x7 mm - pp. 120 - ill. - copertina semirigida con alette lunghe plastificazione opaca
Edizione: 2013
ISBN: 978-88-8486-507-6
Product ID: 2846

Descrizione

Quante citazioni, dalla letteratura e dall’arte, ci riconducono al concetto di tradimento? Ogni uomo (inteso come genere) ha provato, in un dato momento della propria vita, cosa significhi essere tradito, allontanato, giudicato dal proprio partner diversamente da ciò che prima sembrava un’opinione di merito. La storia di ogni essere pensante è condizionata dal tradimento, da una comune paura che ciò che, con tanta fatica e affanno abbiamo reso nostro, ad un tratto si sfaldi, “smaturi”, si sciolga perché il tempo e le circostanze ne hanno determinato la fine. C’è, come prima questione, da capire quanto il tradimento sia un fenomeno reale rispetto al fatto che, questo sentimento condizionato da un senso di colpa mai sopita, non esista affatto. Marito–moglie, fidanzato–fidanzata, amante–amanti, amico–amica, prete–confessato, madre–padre, figlio–padre, figlia–madre, fratello–sorella, alunno–docente, dottore–paziente, fruttivendolo–cliente: in mille altri binomi si instaura un rapporto in cui vive sempre l’aspettativa; la possibilità di ricevere in cambio di un qualcosa che si è dato. Dare per ricevere è lo strumento di comunicazione più immediato. Si esclude, da questo, tutto ciò che concediamo senza sapere di farlo. Cristo l’uomo più tradito: la storia costruita dall’uomo e a lui attribuita, vede colui che ha insegnato ad amare il soggetto più tradito, provocato, disarmato ed ucciso. Dopo questo episodio, regolarmente strumentalizzato per provare un’eterna colpa all’incapacità di concedersi un equilibrio vòlto alla pace, come pensare che due persone possano riconoscere tra loro un senso di armonia! Aspettative fin dal principio di un rapporto, nella speranza che quel Cristo non venga più crocefisso ma che regolarmente, esempio di sacrificio e di speranza vana, sempre lo sarà.
Non voglia il lettore credere che da ciò che leggerà potrà trovare una giustificazione alla sofferenza che un uomo e una donna provano a seguito di un tradimento. Voglia semmai il lettore riconoscere che c’è uno svilimento del rapporto di coppia da ricondurre alla paura di rimanere soli. Questo rapporto di duplice complesso tra amante e amatore, si riconosce in numerose fasi della storia dell’arte. Più o meno velatamente, le passioni dell’uomo sono sempre emerse, raffigurate attraverso scene sacre o profane, di genere o astratte. Da Giovanni Bellini sino a Caravaggio, da Courbet a Picasso, da Salvador Dalì a Burri, ciò che sempre si eleva all’interno di una raffigurazione artistica è l’istinto dell’uomo, la sua reale sollecitazione alla vita e all’esperienza dei sensi. Essendo l’uomo e la sua esistenza condizionata da guerre e conflitti, belligeranze e attriti, troppo spesso queste sollecitazioni hanno consegnato alla storia delle immagini dense di significato drammatico. Tuttora i libri sono farciti di guerre, pretese, divisioni, morti, incomprensioni, distanze religiose, tradimenti consumati nell’arco di millenni. Questo che presenterò sarà proprio un percorso nell’arte alla scoperta del tradimento, inteso come momento di ribellione ad un sacro avvertimento che rincorre l’uomo per ricordargli quanto la sua natura sia “religiosamente peccaminosa”. Un ricordo ancestrale, oggi fortunatamente smussato da una “volontaria miopia” che non rimanda gesti e pensieri alla dannazione eterna. Detto questo, non ci si può considerare esclusi da una crisi che, nell’esigenza istintiva ad una libertà personale, pone oggi il senso del tradimento come un luogo astratto dal quale fuggire. …

Perché fedeltà del tradimento e non fedeltà nel tradimento? Scontato è non riuscire a confondere queste espressioni tanto simili nella logica quanto identiche nel significato. La risposta più semplice sta nel fatto che solitamente chi tradisce non è fedele. Chi inganna viene meno ad una promessa per cui, ad un tratto del rapporto, la fiducia svanisce. Se diciamo a noi stessi: la fedeltà del tradimento, ecco che i due termini si compenetrano fino a sostenersi etimologicamente l’uno con l’altro. Tradimento e fedeltà fanno parte di un unico costume. Come il male e il bene, come il bello o il brutto, il buio e la luce o come anche il freddo e il caldo. Tutto ciò che è privazione della parte sana, che in realtà porta all’appagamento, automaticamente si trasforma in annullamento dell’elemento naturale. È ovvio che l’uomo ricerchi la condizione di bello, luce, caldo e bene. Nell’attimo in cui uno di questi requisiti sparisce, la ricerca diventa implicita ad uno sforzo innaturale che si scontra con i valori e con la morale create al fine di determinare la colpa. Così, chi tradisce, pur godendo di un potere e verosimilmente di una scelta, sente il peso di una situazione che lo rende instabile, ingannevole, malinconico, ma soprattutto bugiardo. Ho sempre creduto che lo stare insieme comporti un mettersi in gioco con il mondo attraverso una straordinaria energia di coppia. Una sensazione che bandisce come principio primo quello dell’esclusività. È basilare che i due sessi tra loro si attraggano. Ciò che l’uomo ha sempre cercato di sminuire è proprio questa unicità. …