Descrizione
“Gli uomini, anche se muoiono, non sono nati per morire ma per incominciare”.
Parte della nostra anima nasce nel momento in cui cominciamo a comunicare tramite la parola e i sentimenti. Quando stabiliamo una comunicazione, noi dimentichiamo il corpo, la fisicità e sentiamo di possedere un’anima.
Un’anima che racconta, descrive, piange e sorride attraverso l’uso di parole che esplorano il desiderio infinito di eternità. Un luogo dove “i fiori continuano a sbocciare”. Un giardino dove camminare su dei sentieri che offrono tracce di vita e impronte di sentimenti.
Il camposanto di Urago è questo parco e Angelo Vezzoli ne è il custode, il giardiniere attento che innaffia quei prati con le lacrime luminose dell’anima. Un luogo dove, tra sogno e realtà, si impara a volare.
Vezzoli ci regala rami che sono “mani aperte in preghiera”. Ha raccolto per noi le voci di chi possiede e conosce i segreti di quella dimora.
“Ho io il diritto di parlare di resurrezione e di speranza?” Il ricordo di quella madre sconosciuta che piangeva il figlio morto non mi ha mai abbandonato; è ancora qui, dentro di me, e affiora forte quando i miei occhi incrociano quelli di una madre che ha perso un figlio.
Una cosa, però, mi sia concesso dirla: il fiore della speranza non è appassito. La sua fragile corolla si apre nelle mani di tantissime madri accomunate da un identico dolore e che ogni giorno ci passano accanto, silenziose come angeli a regalarci teneri sorrisi sbocciati dalle loro ferite.