Descrizione
Questo libro, così come la mostra di cui è guida, Un amico preso a prestito, raccoglie in immagini e pensieri la difficoltà della conoscenza dell’altro, inteso come ciò che non sono io.
Non sappiamo se questa conoscenza è un problema dell’arte; quando pensiamo agli artisti ci tranquillizza pensarli soprattutto come persone, qualche volta come amici.
Il concetto di identità è qui assunto come confine, che abbiamo dovuto superare con la disponibilità ad essere coinvolti da ciò che volevamo a nostra volta coinvolgere.
Questo libro è una forma del dialogo che ci siamo sforzati di produrre per riparare alla oggettiva impossibilità di una icona; è, anche, lo sforzo di comprendere che non c’è nulla di definitivo da dire su niente e su nessuno.
L’unica presenza che avvertiamo è la nostra personale fisicità, ed essa fluttua in uno spazio di sentimento e identità nella soggettività dell’interpretazione.