Descrizione
Ludriano, dall’antica origine di pagus Romano, ma dall’etimologia affascinante dalle possibili derivazioni etrusche, amministrato dal monastero di Vallalta di Bergamo, poi passato feudo delle famiglie succedutesi della nobiltà rurale: Lupatini, Buzzoni, Ugoni Maggi, Martinengo, Camozzi de Gherardi Vertova, Folonari.
Roccafranca, prima antica Garbagnato, poi Rocca Franca, ad indicare la zona franca tra la sponda bresciana ed il confine bergamasco segnato dal fiume Oglio, luogo di scorribande di vari eserciti di passaggio, possedimento in parte vescovile e in parte di Regina della Scala, che vede primeggiare fino dagli inzi dell’ottocento la potente famiglia dei Martinengo.
Due volumi importanti necessari per due comunità con evoluzioni completamente diverse, ma amministrativamente unite, che intendono continuare la loro storia nel terzo millennio.
Sulla storia di Ludriano aveva scritto, in precedenza e in un articolo privo di qualsiasi carattere scientifico, mons. Paolo Guerrino verso la metà degli anni Cinquanta del Novecento. Non è stato, perciò, facile ricostruire la storia di Ludriano, tutta avvolta in una sorta di nebbia che, purtroppo, nemmeno il grande storico bresciano era riuscito a diradare.
Le poche tracce – il castello, il monastero, i Suardi, i Lupatini – erano cosa conosciuta, ma la materia era disordinata e spesso fraintesa, così si è dovuto ricercare il filo conduttore che riuscisse a dare senso a tutto lo sviluppo storico del piccolo borgo.
Fondamentale è stata la ricognizione dell’archivio della famiglia Buzzoni Robazzoli messo a disposizione da mons. Antonio Masetti Zannini che ha gettato la prima luce sulle vicende dell’abbazia bergamasca di Vallalta e sui suoi rapporti col bresciano e con Ludriano in specie; da qui molti altri documenti hanno completato il panorama delle possessioni ludrianesi, dalla presenza, mai sospettata, degli Avogadro in un ramo estintosi verso la fine del Quattrocento, a quella già notissima dei Suardi e dei Maggi.