Descrizione
Non è raro che nelle strade dei borghi storici per percorsi non abituali si incontrino all’improvviso edifici, slarghi, monumenti testimoni di eventi passati che hanno lasciato un segno che da sempre li contraddistingue, come gli Oratori, edificati nel cuore della Pieve, o all’entrata del Monastero, che rivelano il senso mistico e la spiritualità dei luoghi dediti alla pratica religiosa.
Coglierne l’armonia nella semplice austerità dello spazio è come ripercorrerne la storia per la funzione svolta, mistica e culturale, ritrovando nel ciclo decorativo la voce del tempo.
All’imbocco della Valle di Mompiano si incontra la Chiesa cinquecentesca di Sant’Antonino, edificio di notevole interesse, edificata sulle fondamenta di un edificio di culto consacrato dai monaci benedettini di San Faustino e Giovita.
È stata realizzata in aderenza ad un raro e suggestivo Oratorio di notevole valore artistico: l’Oratorio di San Cristoforo, la cui sala risalente al XV secolo, fin dall’inizio dell’Ottocento è stata sede dell’omonima Confraternita di Carità. Non presenta la conformazione stilistica della chiesa nelle sue linee esterne, se non per l’accenno della struttura a capanna in doppia falda nella copertura, ed è caratterizzato da un piccolo campanile e dall’atrio, da cui si accede alla via per la valle.
Nella sala dell’Oratorio S. Cristoforo è stata riscoperta dal Parroco di San Gaudenzio don Alberto Maranesi la serie di affreschi tardo quattrocenteschi: gli affreschi ripercorrono l’intero perimetro della sala con scene didascaliche ispirate alla vita di Gesù e della Vergine, soffermandosi sugli episodi della Passione e della Resurrezione di Cristo e sull’Annunciazione. Al centro spicca una grande ed emozionante Crocifissione.
La volta a tutto sesto e le pareti dell’Oratorio hanno ascoltato il silenzioso pregare di monaci, il lamento di pellegrini provati dalle discipline, le invasioni e le terribili epidemie della città.
Passato e presente, con ritratti di sconosciuti, si mescolano nella rappresentazione che sempre si riconosce nel racconto della Passione e che si definisce, infine, nel recupero di una testimonianza della cultura rinascimentale bresciana: un patrimonio storico di arte e devozione.