Descrizione
Tregambe, uomo forte, gentile e schivo, appartiene senza dubbio a quella categoria di artisti che amano far parlare le proprie creazioni piuttosto che descriverle a posteriori; ed è un merito oltre che un bene, perché le sue opere sono rappresentazioni che dicono già molto e che addirittura suggeriscono altro rispetto a ciò che contengono, al punto che le parole perderebbero forza e toglierebbero mistero, oltre che slancio, all’evocazione.
Le incisioni di quest’uomo nato all’ombra delle cave di Botticino, e che in quelle cave ha lavorato per anni, raccontano storie: storie di campagna, storie di bosco, storie di paese, che noi possiamo desumere da quell’unico stupefacente fermo-immagine che Tregambe fissa per noi con la tecnica dell’acquaforte. Fermare il tempo, fissarlo su carta: ciò che fa benissimo la fotografia; Tregambe, con le sue incisioni, va oltre. Perché nelle sue opere c’è una memoria antica che – determinata per accumulo da generazioni di ricordi, memorie individuali e collettive, tradizioni – si trasferisce poi sul foglio e impregna di sé ogni ingrediente, ogni dettaglio, ogni sfumatura.
Ecco dunque che si presenta ai nostri occhi un altrove, che non è tale (soltanto) nello spazio o (soltanto) nel tempo, ma che è rappresentazione di una realtà trasfigurata dall’incanto, dalla fantasia, dalla passione dell’artista, che crea con l’occhio (prodigioso nel vedere e nel conservare), con le mani (strumento che consente la manifestazione del talento) e, soprattutto, col cuore.