Descrizione
Figura dai molteplici aspetti, quella del labirinto è un’immagine comunque inquietante; se è pur vero che il percorso labirintico, implicante una completa giravolta su se stessi per uscirne, ha in sé il senso della rigenerazione e della rivelazione e in quest’aspetto si commisura con le vicende dei giovani adolescenti che attraverso il labirinto entrano nella comunità tribale e divengono adulti, è altrettanto vero che il labirinto è una costruzione complessa, anche caotica, al cui interno esistono spazi senza soluzione di continuità, e pertanto carica di apprensioni e timori, in quanto luogo non definito. Il labirinto è qualcosa che va oltre l’architettura che lo definisce, è forse il luogo in cui possiamo ad un tempo trovare la maturità o l’inquietudine, l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine. Nel labirinto, Marta e Osvaldo Vezzoli hanno scritto, in una forma che con la stessa complessità strutturale non apparisse chiaramente leggibile, il termine latino NIHIL, nulla, nemmeno un pelo, un nonnulla.