Descrizione
La pubblicazione di quelli che Fabrizio Viola definisce con tanta modestia “appunti” rappresenta un vero scrigno quale documento del continuo divenire dell’architettura, con la meticolosa descrizione dal punto di vista storico di palazzi e luoghi di culto edificati nel corso dei secoli, passati attraverso un processo osmotico di spogliazione, distruzione e riedificazione, di modifica e trasformazione con cambi d’uso e destinazione su ordine di vecchi e nuovi committenti.
Con la presente pubblicazione gli dobbiamo tutti un grazie corale per una ricerca tesa ad esaltare la bellezza delle forme architettoniche nell’arco lungo della storia delle nostre civiltà, bellezza che richiama e celebra quella assoluta ed increata di Dio.
(Mons. Vittorio Formenti)
Questo volume null’altro è, e vuole essere, che il promemoria delle lezioni “ex cathedra” svolte in Accademia. Il lettore perdonerà l’eccessiva sintesi, nella trattazione di argomenti che certamente meritavano un approfondimento maggiore, ma il “ritmo” è dettato da esigenze universitarie. Il “Novecento”, nell’architettura, è stato un secolo difficile. Le ideologie che hanno provocato le due grandi guerre hanno finito per influenzare negativamente anche gli architetti, i quali, pervasi dalla voglia di identificare linguisticamente il periodo, spesso, lanciandosi in tracciamenti di intere città utopistiche ed ideologiche, hanno “volato” troppo lontano dalla vita. Solo pochi talenti hanno saputo proporre un’architettura senza tempo, che ancor oggi osserviamo con stupore. Altri come Pierluigi Nervi sono stati antesignani di ciò che oggi, negli anni Duemila è l’architetto. Egli non può più essere “solo” architetto, ma deve essere anche ingegnere, paesaggista, urbanista, ecc… facendo scaturire la bellezza dall’esigenza delle forme, come oggi per esempio fa Santiago Calatrava. Altri ancora, pur rimanendo nell’oblio ai più, hanno formato nel loro studio i più grandi nomi, è il caso di Berhrens dal quale lavorarono praticanti come Mies, Meyer, Le Corbusier e Gropius! Forse è stato necessario passare da un discutibile Novecento per vedere nel primo decennio degli anni Duemila il risorgere di un’Architettura con la “A” maiuscola.
(Fabrizio Viola)