Ermione non è un adolescente, ma come un adolescente inquieto, fugge di casa alla ricerca della propria identità. O dell’anima, direbbe chi crede. Ma l’anima, il più gratuito dei doni, non è negata neppure a chi è convinto di non averla, o a chi affonda nel nichilismo della disperazione e vuole perderla: l’anima attende, è il soffio vitale, così ebbe vita l’uomo, senza ne morirebbe. Questo il filo conduttore dei due racconti, Ermione, l’anima prematura e Bart in fuga da Chernobyl e dalle proprie speranze perdute, sono la stessa persona, sono l’umanità che senz’anima è destinata a morire. Ma chi vincerà tra la vita e la morte? Per misterioso automatismo quando il lettore si interroga diviene protagonista, fa proprie le storie narrate e ne sceglie l’epilogo.